In occasione dell’8 marzo intervista a Concetta Cecilia La Rocca, presidente regionale di Donne in Campo-Basilicata, per un focus sull’imprenditoria rurale femminile: «Le aziende femminili risultano di dimensioni minori, poste in aree interne, meno digitalizzate ma più innovative e multifunzionali.
In materia più che carenze legislative esistono disparità e difficoltà logistiche e di pratica sociale»In tutto il mondo l’8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna che ha lo scopo di ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche femminili e discutere delle discriminazioni e delle violenze fisiche e psicologiche di cui le donne ancora oggi sono oggetto in tutto il mondo. In una data che conserva un valore storico e sociale che non può essere oscurato o dimenticato assume un ruolo anche l’imprenditoria femminile. Se da un lato parlare di gender gap potrebbe apparire un modo per marcare che esiste una disparità a cui non si dovrebbe neppure alludere in quanto discriminante ed anacronistica, è altrettanto veritiero che non parlarne significherebbe bendarsi gli occhi difronte a dati che sull’argomento non disegnano un panorama sicuramente roseo. I dati Instat, infatti, sì registrano un incremento dell’occupazione ma sottolineano anche che tra uomini e donne le percentuali di crescita occupazionali hanno subito un aumento ben differente. Su 334 mila occupati in più registrati in un anno (dicembre 2021 vs 2022), 296 mila sono uomini (oltre l’88 per cento) e solo 38 mila donne. Inoltre, l’Italia si colloca al quattordicesimo posto in Europa per l’uguaglianza tra i generi e solo il 28 per cento dei manager nel nostro paese è donna. La quota si riduce al 19 per cento se si considera chi ha un contratto da dirigente. Abbiamo scelto, in occasione della Giornata internazionale della donna, di mettere in luce una realtà tutta al femminile che nasce a livello nazionale e presenta in Regione una sua sezione, Donne in Campo. La parola a Concetta Cecilia La Rocca, presidente regionale di Donne in Campo-Basilicata, proprietaria di un’azienda agricola a Colobraro, coltivatrice di ulivi ed esperta di agrobiodiversità.
Sono molti i motivi per cui si è istituita la Giornata internazionale della donna, tra cui rimarcare le conquiste fatte in ambito lavorativo e tutti gli aspetti su cui, a tal proposito, ancora oggi non si è raggiunta una parità di trattamento. Per questo è utile esaminare il lavoro di un’associazione tutta al femminile. Cosa può dirci dell’inserimento delle donne nel campo agricolo? Esistono in materia lacune legislative da colmare per conferire alla donna pieni diritti?
«Donne in Campo è un’associazione di persone di Cia-agricoltori italiani, raccoglie le aziende agricole a guida femminile, cioè intestatarie del fascicolo aziendale, sebbene possano tesserarsi e/o partecipare alle attività dell’associazione anche donne coadiuvanti nelle aziende e donne impegnate in altri settori. Dai primi e incompleti dati Istat pubblicati, relativi all’ultimo censimento, si evidenzia una maggiore percentuale di nascite di aziende agricole a guida femminile, rispetto a quelle maschili; inoltre, si ha un aumento di tali aziende al Sud Italia, con il Molise e la Basilicata a capo del fenomeno (il 30% ca.) Le aziende femminili, però, risultano di dimensioni minori, poste in aree interne (zone ad economia marginale), meno digitalizzate ma più innovative e multifunzionali. Si evidenzia una maggiore età delle imprenditrici. Essendo poste in aree marginali lamentano carenze di servizi ed infrastrutture, di strade agibili, di collegamenti digitali, di asili, di aiuti nella cura degli anziani e difficoltà nella gestione della maternità, in quanto manca personale che possa sostituire le future e neo mamme. In pratica, più che carenze legislative esistono disparità e difficoltà logistiche e di pratica sociale».
Quale consiglio darebbe ad una donna che ha intenzione di intraprendere un investimento in ambito agricolo?
«Chi opera in questo settore, nella maggior parte dei casi, ha ereditato un’azienda o è mosso da passione. Mi sento di consigliare un’attenta conoscenza del luogo, al fine di comprenderne la vocazione e intervenire in sintonia con tale vocazione. Ad esempio, se l’azienda agricola ha un bel bosco si potrebbe pensare alla pianificazione di un’attività turistica».
L’Associazione Donne in Campo si dimostra solidale alle tematiche di natura ambientale e sociale, come?
«Molte delle aziende sono multifunzionali, si occupano di agriturismo, didattica agricola e ambientale, trasformazione delle proprie produzioni e vendita diretta. Per loro natura sono, quindi, portate ad avere cura del territorio in cui sono poste, a salvaguardare il paesaggio, a praticare un’agricoltura circolare e, quindi, sostenibile dal punto di vista economico ed ecologico».
Quali sono le priorità di intervento dell’Associazione?
«Farsi portavoce delle istanze femminili all’interno di Cia-agricoltori in modo da sensibilizzare il mondo agricolo, e non solo, verso le difficoltà che appartengono alle imprese femminili; mettere in collegamento le aziende per alleviare la solitudine di cui soffre, per natura, il mondo rurale e fornire “conoscenza” per meglio preparare le imprenditrici ad affrontare la gestione dell’azienda».
Chi fosse interessato ad entrare a far parte di questa rete può rivolgersi al sito ufficiale o contattare la pagina Facebook Donne in Campo Basilicata.
di Grazia Valeria Ruggero (Il Mattino di Foggia)